di Monica Cuniberti
Da bambina osservavo incuriosita mio padre Pirro nella penombra della nostra casa dove dipingeva senza interruzione le sue creature di visionario. Credevo di osservare solo i suoi movimenti ma con il tempo mi sono resa conto che assorbivo tutto di lui e dei suoi sguardi meravigliati e sorpresi sulle opere appena finite. Con gli anni ho ereditato anche il suo modo di essere, compreso lo stile nel camminare. Pirro è per me la figura paterna per eccellenza, è il mio cammino, la mia luce, i suoi colori l’estetica e la passione ma sopratutto il senso dell’armonia e lo slancio coraggioso. Con il suo essere, mi ha insegnato ad essere disinibita e spontanea. A lui mi ispiro per realizzare opere culinarie uniche che non esito nel donare ai miei clienti e ai miei amici.
1979. Dalle cronache del mio orto. Pirro Cuniberti.
“NELLA CUCINA DEL PITTORE”
Dipingere è facile e divertente come cucinare.
Cominciamo dagli ingredienti: inchiostro di china (nero): grafite (durezze H eHB); colori (sotto forma di matite colorate, pastelli di cera, acquerelli, tempere); colle (servono per ottenere misteriose trasparenze e tonalità singolari); vernici (servono per incolalre).
Le superfici devono essere piane (per il confort), lisce (penne e pennelli scorrono più veloci e con meno attrito; da ciò risparmio di tempo, di punte e di peli); le superfici, inoltre, devono essere piccole (l’osservatore, com un solo sguardo, da pochi centimetri di distanza, abbraccerà l’opera nella sua totalità, evitando cos’ un’inutile dispersione di energie). Gli strumenti: penne, pennini e pennelli (bisogna averne tanti, ma se ne usano tre); squadre, righe e compassi (fregarsene del parere, anche se autorevole, di Jean- Auguste-Dominique Ingres, nettamente contrario all’impiego di questi mezzi diabolici).
Concepimento dell’opera: pensare al soggetto da realizzare.
Ecco una decina di possibili argomenti di rappresentazione:
– I suoni di una sorgente che sgorga fra i parallelepipedi A e B.
– Dialoghi di bruchi su di una mensola ben progettata.
– Pennellate e segni inutili (se ne fanno tanti) raccolti in piccoli musei di m 21×29.7.
– I giochi del vento su di un crinale e i suoi rapporti con un palo rosso e un albero solitario.
– Rumori e fatiche di quattro germogli nell’intento di raggiungere la superficie di una terra.
– Festa di un triangolo, grigioverde, di trentacinque centimetri.
– I difficili dialoghi tra due nubi e un aeroporto.
– Bottiglia contenente notevoli tracce di “A”.
– Favola per adulti con caminicannoni, fumanti, che sparano numeri telefonici.
– Merlatura guelfa insidiata da un centinaio di piccole virgole grige, rigorosamente numerate di rosso.
La realizzazione; è la fase più entusiasmante anche la più delicata. Iniziare con esercizi di respirazione (leggere un paio di pagine de Lo Zen e il tiro con l’arco di Eugen Herringel) quindi, rilassati, dare inizio all’esecuzione dell’opera.
Ecco, come esempio, due tecniche d’impiego dei mezzi di espressione:
– Prendere con il pollice e l’indice della mano destra un pastello bianco, ripetere il gesto con la mano sinistra e un pastello nero, quindi sfregarli l’uno con l’altro; fatto questo, colpire, con una certa violenza, la superficie con uno o entrambi i pastelli, mantenendo un angolo d’impatto di 85 gradi (nel corso di questa azione pittorica è doveroso e proficuo rivolgere il pensiero a Ben Nicholson).
– Prendere una matita per la parte opposta a quella che segna e, stringendola lievemente, farla saltellare sul foglio con moto rotatorio oppure guidarla su itinerari prestabiliti con rigore o temerariamente affidati al caso o alla fortuna (in rapporto alla impostazione data al lavoro non sarà male, in questa circostanza, rivolgere il pensiero a Joesph Mallord William Turner o a Isadora Duncan).
Servire a mano senza cornice.
Pirro Cuniberti.
posted by ristorante casa monica
Con gesti lievi… un saluto a Pirro e un abbraccio affettuoso a Monica.
Gabriele Lamberti